mercoledì 17 aprile 2013
domenica 14 aprile 2013
PIOGGIA
La fermata della corriera.
Alla flebile luce delle quaranta candele del lampione, le goccioline d’acqua che scivolavano sulla sua morbida pelliccia scintillavano luminose.
La pioggia cadeva sferzando il suo grande corpo.
Satsuki gli porse l’ombrello che teneva aperto.
– Ombrello.
Muovendo le orecchie, Totoro fissò con uno sguardo assente l’ombrello che gli veniva porto così all’improvviso.
– L’ombrello, prendilo. Va tutto bene.
Davanti a Satsuki che gli spingeva l’ombrello in quella mano dalle lunghe unghie, Totoro sembrava come preso alla sprovvista. Poi, come d’impulso, lo accettò.
In mezzo alle unghie si aprì qualcosa che assomigliava a una bella mano di un color pesca leggero, e che lo strinse con le sue tre dita.
Satsuki, sempre reggendo Mei, aprì l’ombrello per papà che prima aveva appeso all’insegna della fermata.
– Si fa così. È per non bagnarsi.
Gli occhi a palla di Totoro, che continuava a bagnarsi sotto la pioggia, guardavano come se non capissero, ora intorno a se, ora l’ombrello.
Una strana, inspiegabile sensazione si impossessò di Satsuki bloccandola, e non le riuscì di dire più nulla.
Intanto Totoro con un gesto alzò l’ombrello sopra la sua testa, imitando Satsuki.
Era minuscolo per lui, così grande. Però almeno gli riparava la punta del capo. L’acqua continuava a piovere senza fine dal cielo. Cadeva silenziosa silenziosa sul piccolo ombrello di Satsuki e su quell’animale di un grigio morbido, che pareva un uccello.
Tratto dal romanzo "Il mio vicino Totoro".
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